In dialogo con l’Anima per entrare in Comunione
Cerco di ripercorrere i miei stati d’animo sin dalle prime notizie che arrivavano dalla Cina, da Wuhan…una metropoli di cui nella mia ignoranza non conoscevo nemmeno l’esistenza.
Sono andata a cercare e ho scoperto che “è la città ideale per entrare in contatto con la storia e le meraviglie della natura”. Affacciata sul Lago Orientale (il più grande lago urbano di tutta la Cina, che ospita una riserva per uccelli, un giardino botanico, musei…), custodisce anche la Pagoda della Gru gialla: una meraviglia!
Lasceremo che questa città venga ricordata solo come l’epicentro dell’epidemia da Coronavirus o saremo capaci di raccontare ai nostri nipoti la storia di un magnifico luogo che proprio grazie al virus abbiamo potuto aggiungere tra le cose che “non sapevo di non sapere”?
Era così lontana Wuhan…
Ma quando i notiziari iniziarono a parlare di una città blindata mi domandai subito come ci si potesse sentire vivendo in quella situazione.
Dopo pochi giorni Wuhan è arrivata qui…
…come una potentissima tempesta marina le cui onde hanno portato a galla le nostre parti più oscure e le emozioni più profonde da cui siamo sin troppo bene abituati a fuggire.
E più di tutto sono emerse in primo piano la Solitudine e la Morte, due amorose Signore che imparo giorno per giorno ad invitare nella mia vita grazie alla meditazione e alla continua ricerca di un collegamento con l’Oltre. Perché della Vita ne fanno parte e ne sono Strumento.
Non è stato facile – non è facile! – rimanere solida al frangersi dell’immensa onda d’urto generata da questo universale sconvolgimento emotivo.
Non so e non voglio fare analisi sociologiche, psicologiche, filosofiche, storiche, politiche, ecc… ma quello che sento è che questo immenso “contenitore di arresto” è come un esteso Ramadan che costituisce un’occasione incredibile per entrare ancor più in contatto con noi stessi/e: tutta la società si ferma, nessuna distrazione, e non ci sono più scuse per distoglierci da noi e dai nostri processi interiori, anzi! Tutto ci sta facilitando, sospingendo, invitando, accompagnando in un’unica direzione: il nostro stesso centro. Da soli/e in mezzo al Deserto.
È là che troviamo la nostra essenza.
È là che troviamo tutti gli affetti che hanno abitato e abitano il nostro cuore.
È là che troviamo uno spazio capace di accogliere senza confini né limiti il dolore del Creato.
È là che possiamo sentire il nostro collegamento con il Centro del Cielo e il Centro della Terra.
È là che possiamo scegliere di lasciar morire ciò che ci impedisce di evolvere, scoprire quanti sono i SI che diciamo a ritmi e richieste che non ci appartengono, violando in tal modo le esigenze della nostra anima.
È lo spazio dell’Onestà con noi stessi/e, del Coraggio di vedere e di scegliere quali relazioni, cose, abitudini, continuano ad intossicare le nostre vite solo perché non siamo capaci di lasciarle andare, pur ringraziando per averle avute con noi per un pezzo della nostra vita.
Arriva imponente l’invito a trasformare il “bisogno di restare connessi sui social” in impegno per imparare a SENTIRCI IN COMUNIONE: è ormai essenziale apprendere a rimanere connessi/e attraverso l’Anima, il Cuore e il Respiro; coltivare l’Oltre e il Mistero di quel legame che riusciamo tanto più facilmente a stabilire con i bimbi appena nati (pure anime cristalline!) e con chi ha già lasciato il corpo.
Quanto facilmente – soprattutto in questi giorni – utilizziamo la frase “recuperare il tempo perduto”… come se veramente il tempo non fosse OGGI!! Non c’è niente da recuperare, c’è da vivere l’oggi e da imparare chi sono io oggi in questa situazione che mi interpella. È un’opportunità incredibile. Ne usciremo cambiati, se impareremo a STARE. Mentre cala l’Oscurità.
Scrivevo pochi giorni fa agli allievi del Master in Mediazione Familiare: <<Questo master non trascurerà nulla di quanto già realizzato nelle precedenti edizioni né verrà “ristretto” nei tempi e nei contenuti. La nostra intenzione è di trasformare in insegnamento anche questo difficile periodo di sospensione che ci fa sperimentare in modo estremamente diretto la sensazione di impotenza, l’apprensione per il futuro, la fatica di gestire le emozioni, l’incertezza dell’oggi, la paura dell’impoverimento, l’impossibilità di “avere le cose sotto controllo”, le convivenze forzate.
Se ci pensate bene…provate a rileggere l’ultima frase e vi renderete conto che sono le stesse situazioni che devono attraversare le coppie che scelgono di separarsi.
È pertanto il primo grande insegnamento:
imparare a STARE, a SO-STARE nella sospensione, nel silenzio e nella fiducia, accorgersi di quanto l’eccessivo ‘commentare’ alimenti il malessere interiore, accenda la discordia, impedisca di comprendere veramente cosa c’è “dall’altra parte”. Sperimentare anche l’impotenza di non poter intervenire…: per noi mediatori è sempre una grande sfida poiché i nostri clienti sono i protagonisti della loro storia e noi possiamo solo accompagnarli, talvolta assistendo a scelte rovinose>>.
Stare senza pensare di dover FARE. E soprattutto non limitarci a STARE DENTRO, ma piuttosto ENTRARE DENTRO.
ESSERCI. Con tutta/o me stessa/o. Non è importante DOVE o PERCHĖ o CON CHI, è importante COME.
Risuona a più voci la frase “l’Italia è in ginocchio”…: facciamo in modo che congiunga le mani e impari di nuovo a pregare perché tutta l’umanità abbandoni l’arroganza di sentirsi padrona della Vita e del Creato