Sostegni invisibili
Biografie fotografiche di aziende familiari,
ovvero come una mediatrice
può far fiorire una storia
Capita frequentemente che le aziende decidano di celebrare un anniversario producendo una pubblicazione che ne narri la storia.
Se però l’idea nasce all’interno di un’azienda familiare che si trova nella complessa fase della convivenza generazionale, quando le differenze (di competenze, di quote societarie, di ruoli, di compensi, di riconoscimenti, ecc.) diventano esplosive, chi raccoglie il mandato di creare tale documento ha nelle sue mani una grande potenzialità pacificatrice.
La richiesta dell’azienda a cui si fa riferimento qui di seguito è quella di essere accompagnata sia nella prospettiva dell’elezione del nuovo CdA sia per il coinvolgimento della terza generazione. Nasce così l’idea di creare una biografia aziendale come dono che le nonne – depositarie di tanta storia familiare e aziendale – possano consegnare ai nipoti quale simbolo di speranza e di transizione tra passato e futuro.
Il prodotto finale si traduce in una nuova e rigenerativa narrazione della storia, in cui tutti si sentano rappresentati e riconosciuti, sostegno indiretto ed implicito per un più fluido lavoro verso il successivo passaggio generazionale
Propongo qui alcuni stralci del mio articolo uscito in Mediazione Familiare Sistemica n.20/2022, pag. 219 (Atti del XIII Congresso AIMS, Rimini il 5 e 6 novembre)
Tracce di mediazione
Quando riapro il prezioso libro rilegato a mano (nella foto qui sopra La linea del tempo in azienda) ritrovo in ogni pagina l’intensa e faticosa ricerca di equilibrio e di armonia, l’importanza del dare riconoscimento a tutti, l’attenzione ad inserire ciò che unisce (l’obiettivo condiviso) e ad aver cura del significato simbolico degli argomenti del contendere soppesando la scelta di ogni vocabolo.
Di certo tutte le persone intervistate si aspettavano di realizzare “solamente” un libro-ricordo. In realtà ognuno/a di loro si è trovato/a inconsapevolmente coinvolto in un processo introspettivo durante il quale le domande della mediatrice diventavano cornice per nuovi scenari possibili: Sostegni invisibili che probabilmente non avrebbero mai richiesto esplicitamente. (…)
Chi e come lascia un segno?
Il materiale raccolto è tantissimo e non è facile discernere gli eventi familiari che pur hanno avuto impatto sulle relazioni e sull’azienda ma che è giusto rimangano privati, da quelli che invece hanno contribuito a creare uno stile e un carattere aziendale. Così pure mi è molto chiaro quanto sia difficile ma necessario trovare un modo per inserire nella biografia anche quella figlia a suo tempo discriminata che, significativamente, non ha voluto minimamente contribuire alla realizzazione del libro. È inoltre fondamentale mettere in risalto gli importanti valori etici che guidano queste famiglie (il rapporto con il denaro, con i dipendenti, con il territorio, con la natura, con la disabilità). Lo sguardo è rivolto al passato tenendo in considerazione la situazione attuale in vista della prospettiva futura, proprio come in ogni intervento di mediazione. L’obiettivo è spostare la narrazione da O/O ad E/E allo scopo di aprire uno spazio fiducioso per le terze generazioni in maniera da permetterne l’accesso sia alla storia familiare/aziendale che all’effettivo ingresso lavorativo, mantenendo però sempre un equilibrio armonico tra i due rami familiari.
Scelgo pertanto di lasciar parlare le foto, di non descriverle ma piuttosto di accompagnarle con qualcuna delle parole colte durante i racconti, con l’obiettivo di creare una trama visiva che ogni famiglia potrà poi narrare nel dettaglio secondo la propria visione: la pesantezza del conflitto diventa sostenibile quando la storia dell’altro può essere accolta senza dover rinunciare alla propria, aprendo uno spazio di rispetto e riconoscimento reciproco.
Per quanto possibile le citazioni che compaiono nel libro, scelte anch’esse in guisa di metafore, sono state prese da persone famose della bergamasca ed è stata fatta una lunga ricerca sulla storia, la cultura e le tradizioni del territorio per poterne utilizzare i messaggi garantendo un linguaggio che fosse certamente comprensibile agli utenti. Sono citazioni che in qualche modo offrono una chiave di lettura per le immagini a cui sono affiancate.
I quadri – tutti di autori della zona – sono stati fotografati nelle abitazioni delle nonne, mentre uno era stato donato dai soci all’attuale manager che ha coordinato questo lavoro e che ha anche registrato e dedicato loro una canzone che è possibile ascoltare nella sezione dedicata al rapporto con i collaboratori. La musica è infatti entrata nel libro grazie alla tecnologia del QR code con il preciso intento di rendere presente l’unica socia (musicista) che non aveva voluto partecipare al progetto. I suoi figli – di cui lei non mi aveva fornito foto – compaiono solo grazie alla collaborazione degli altri familiari da me sollecitati: soluzioni creative insperate permettono di rendere sostenibile la pesantezza del conflitto, e la ricerca di una foto – lo sappiamo bene – può costituire di per sè atto mediatorio!
Sempre con il QR code è stato possibile inserire i videomessaggi che le nonne hanno registrato pensando ai nipoti. Queste straordinarie donne sono state delle grandi mediatrici che hanno sempre fatto sfumare i conflitti tra i rispettivi mariti e che dopo la vedovanza hanno condiviso viaggi avventurosi. Occorreva quindi valorizzarne l’influenza e nel contempo riequilibrarne le figure, dal momento che la loro estrazione sociale era diversissima!
La dedica in apertura è “a tutti coloro che lasciano un segno”, aprendo alla possibilità di pensare a persone del passato, del presente e del futuro.
Le ultime pagine invece sono state lasciate bianche perché le nonne possano inserirvi messaggi personalizzati per ognuno dei nipoti o perché i nipoti stessi possano completarle: l’ultima sezione si intitola infatti “La storia continua, mola mia…”, con riferimento alle parole che tutti i bergamaschi hanno ripetuto come un mantra durante la pandemia.
Il prodotto finale è stato realizzato grazie anche alla grande sintonia con Simone Cunego, “artigiano della comunicazione” – come ama definirsi nella presentazione del suo sito – che ha saputo tradurre in scelte editoriali i significati simbolici che intendevo trasmettere, uno tra tutti la scelta della copertina: carta marrone per ricordare il colore della terra – per sottolineare il legame con il padre dei soci fondatori (lavoratore agricolo) e nel contempo con il territorio – con il titolo impresso colore su colore a creare esso stesso un’impronta.