Il Canto delle Origini e la musica del Silenzio
Riflessioni dopo il Convegno “Immagini e musica a teatro – Il canto delle origini. Musica, forme vitali e relazioni di aiuto”, in ricordo di Rodolfo de Bernart… attraverso il cuore, la musica e le parole di Giuseppe Ruggiero (e non solo)
5 aprile 2019, raggiungo Forlì per partecipare domani all’evento che l’ISCRA di Modena ha organizzato in memoria di Rodolfo de Bernart: “Immagini e musica a teatro – Il canto delle origini. Musica, forme vitali e relazione d’aiuto”. Voglio prepararmi al convegno nutrita dalla splendida mostra “Ottocento” che visito nei musei di San Domenico.
Percorrendola penso a quegli sguardi, a quei corpi, ai pennelli che li hanno resi così veri ed eterni, alle energie che hanno pervaso menti, cuori e braccia dei pittori. Mi fondo con essi, oltre l’immagine, oltre la storia, oltre il colore, in un Silenzio gravido di vita.
Alla sera in hotel guardo su Rai 2 il documentario “L’Aquila 03.32 – La generazione dimenticata” e custodisco in particolare la storia di Eleonora, sordomuta, sepolta per 45 ore nel buio e nel suo silenzio assoluto. E il Silenzio diventa gravido di morte, angoscioso buio.
Sono queste le due polarità che mi porto dentro quando Fabio Bassoli, Mauro Mariotti e Giuseppe Ruggiero aprono commossi il convegno.
Musica, canto, poesia, immagini, estetica, etica e bellezza…tante sollecitazioni ad incontrare le persone attraverso gli sguardi, i suoni, i ritmi, le immagini, le posture…
E tuttavia…
E tuttavia ripenso al Silenzio gravido di vita e al Silenzio gravido di morte. Vita e morte nella stessa danza.
Il canto delle origini diventa per me un richiamo al “primo incontro”, quando domando al neonato che ho sul petto: … “Chi sei? …Dimmi…: chi sei?”… e in quell’ascolto profondo che va oltre lo sguardo, oltre il corpo, oltre il suono, si sprigiona la musica del Silenzio: note di un Incontro inesprimibile e Totale.
Ma il canto delle origini diventa anche il nuovo Incontro oltre un corpo che non è più presente e non può più limitare il volo. E il Silenzio gravido di morte si volge in nuova vita.
E’ qui che incontro Rodolfo e tutti coloro che hanno lasciato il corpo, ma è ancora qui, nella musica del Silenzio, che voglio incontrare tutti coloro che il corpo lo abitano ancora…
Se “Napoli è uno strumento a percussione suonato dall’interno”, come ci ha detto Giuseppe Ruggiero citando Erri de Luca, io voglio essere l’aria che abita il tamburo per poter diventare quell’onda vibrante che riceve il suono e lo trasmette. Al di là di ogni finitezza, nell’Infinito da cui tutto discende e che tutto unisce.