Ascoltando il Silenzio
Ascoltando questo Silenzio inconsueto dei centri abitati mi sono ricordata di un prezioso articolo da me utilizzato recentemente per un intervento su “I suoni del conflitto”.
L’autore, Martin Kaltenecker ( « Paysage endivisionné – Notes sur les frontières acoustiques de la guerre », Transposition [En ligne], 6 | 2016) individua 4 situazioni sonore nella guerra:
- La guerra è lontana; si fa sentire attraverso sottrazioni (privazioni) e, acusticamente, per l’assenza di alcuni suoni (per esempio il coprifuoco, il suono delle campane, il silenzio dei giochi dei bambini).
- La guerra inizia ad essere acusticamente percepibile, ma senza la vista del nemico (per esempio un assedio, aerei da guerra che sorvolano e vanno via, sirene)
- C’è poi il momento in cui la vista e la percezione del nemico coincidono ma non c’è attacco (ad esempio le truppe tedesche alloggiate in città)
- Infine c’è la battaglia, l’attacco, in cui le frontiere acustiche sonore abituali vengono superate violentemente
Ebbene…dal mio terrazzo vedo un parco giochi – ora recintato con le strisce bianche e rosse che ne vietano l’accesso – e colgo come questa sorta di coprifuoco che stiamo vivendo in questi giorni ci fa percepire la minaccia proprio “per sottrazione”, privandoci del vociare dei bimbi nei giardini mentre nel contempo le sirene delle ambulanze continuano a suonare con impressionante frequenza
In questa “guerra” non vedremo mai il nemico e la battaglia si sta già svolgendo ma in totale silenzio. Solo, nei reparti destinati all’isolamento, il rumore delle macchine che sostengono le vite umane.
E poi c’è il silenzio di chi è attraversato dal dolore, di chi è costretto in casa in situazioni di violenza domestica, di chi non può tenere la mano ai propri cari che se ne stanno andando, di chi non può celebrare il culto dei morti e non ha certo voglia di cantare sui balconi.
Vorrei saper tenere insieme le due cose: l’entusiasmo di reagire per tenere acceso il fuoco vitale, e lo sguardo silenzioso dell’Amore per accogliere il dolore di tanti.
Ci aiuta la danza, ci aiuta la musica, ci aiuta il canto con le parole di una canzone famosa:
“Salve oscurità, mia vecchia amica
sono venuto a parlarti nuovamente
perchè una visione che fa dolcemente rabbrividire
ha lasciato i suoi semi mentre dormivo
e la visione che è stata piantata nel mio cervello
ancora persiste
nel suono del silenzio”